Anche detta Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada o Giornata mondiale delle vittime della strada, ha un nome giustamente triste, che però deve indurci a riflettere. Ecco cosa possiamo fare per invertire la rotta.
Domenica 19 novembre tutti gli anni ricorre la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada. L’evento, anche se non porta a un bel pensiero, è stato istituito dall’ONU assieme a tutte le altre Giornate internazionali volte appunto a sensibilizzare la popolazione su un dato argomento, a dargli rilievo o onorarlo e pubblicizzarlo, a seconda della tematica (esiste ad esempio la Giornata internazionale della radio, della lingua materna, delle foreste, contro il fumo, della sicurezza alimentare, dello Yoga e tante altre).
Il motivo per cui le Nazioni Unite hanno designato specifici giorni, settimane, anni e decenni per ricordare eventi o argomenti particolari ha quindi lo scopo di celebrare e rafforzare alcuni successi dell’umanità, ma anche di promuovere una presa di consapevolezza verso l’argomento in oggetto e spingere all’intervento, cominciando con l’informare le persone su questioni importanti e poi mobilitando le forze politiche nell’incanalare le risorse per risolvere problemi globali, come ad esempio quello, annoso, dell’incidentalità stradale, con tutto ciò che ne consegue.
Infatti, sia nel nostro Paese che nella totalità del mondo, i numeri dei sinistri stradali e dei morti da essi causati continuano a essere allarmanti. Ogni anno muoiono sulle strade in media 1,2 milioni di persone, mentre 50 milioni riportano lesioni.
Stando alle statistiche, nel 2022 in Italia ci sono state 3.159 vittime e 223.475 feriti.
Anche Asaps (Portale della Sicurezza Stradale) conferma le stime di cui sopra a livello mondiale, indicando che i Paesi più colpiti da questa piaga sociale nel mondo sono Cina, Africa e Sud America.
E l’Unione Europea? Niente bene, con una stima di 21mila vittime (contro le oltre tremila nostrane).
Per venire all’anno corrente, che sta per finire, da gennaio 2023 al 12 novembre è stato registrato da parte degli Osservatori il decesso di 379 pedoni, 175 ciclisti, 48 bambini, anche se, per fortuna, con un lieve calo di incidenti e morti nel semestre gennaio-giugno (rapporto ACI-Istat secondo le stime preliminari) rispetto allo stesso periodo del 2022, una diminuzione molto limitata del numero di incidenti stradali con lesioni a persone (79.124; -1,0%) e dei feriti (106.493; -0,9%).
Sono soprattutto in calo le vittime sulle autostrade, e si registra un lieve calo anche per quanto riguarda le strade extraurbane ed urbane.
Ma perché esistono ancora gli incidenti?
Con tutte le tecnologie a disposizione, gli sforzi delle istituzioni per diffondere campagne di educazione stradale? Le cause sono da riscontrarsi nei comportamenti errati alla guida e in una certa tendenza all’eccessiva fiducia, come se guidare non fosse un atto che richiede la massima attenzione e concentrazione indipendentemente dall’esperienza.
Le inosservanze del Codice della strada più gravi, e che portano agli esiti peggiori (letali) sono l’utilizzo di cellulare alla guida e l’eccesso di velocità. A conferma di ciò si riscontra che in Europa, nelle grandi metropoli, grazie al provvedimento di abbassare il limite di velocità a 20/km orari (Londra) oppure 30/km orari (Bruxelles) i decessi su strada sono scesi del 25%, e sono calati anche gli episodi di investimento di pedoni (del 63%) a Londra, mentre a Bruxelles gli incidenti sono scesi del 28% e le morti del 50%. Risultati affini anche a Edimburgo, dove sono calati del 40% gli incidenti e del 33% il numero di feriti stradali.
In Europa, pare che tra i Paesi membri quello con il numero più alto di morti in rapporto agli abitanti sia la Romania, mentre quello con il numero più basso sia la Svezia.
In Italia le stesse statistiche hanno rilevato che gli uomini provocano il doppio degli incidenti delle donne, e sono associati a un livello maggiore di rischio relativamente a 5 su 6 tra le categorie di veicoli stimate.
Le iniziative in atto
In Italia anche se la tematica non ha raggiunto ad oggi la risonanza che tutti ci auspicheremmo per una vera presa di posizione e risoluzione del dramma dell’incidentalità stradale, sono tante le realtà e le iniziative che lavorano per tenere viva l’attenzione delle persone e dei media sull’argomento, con giornate a tema, azioni specifiche e manifestazioni che vedono partecipi i comuni e le città, gli attivisti e le istituzioni. Tra queste citiamo: Asvis, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, Legambiente, Salvaciclisti, Fiab-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e Kyoyo Club, al grido di #Città30Subito! Poi, la campagna di comunicazione “Non farlo”, promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con gli obiettivi di “informare i cittadini sull’ampiezza e su alcune caratteristiche del fenomeno degli incidenti stradali, sensibilizzare i cittadini sul tema dei comportamenti da adottare prima di mettersi alla guida, con particolare riferimento all’astenersi dall’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti, e coinvolgere le community dei più giovani sui temi della sicurezza stradale e dell’uso di alcol e sostanze stupefacenti”.
E ovviamente non possono mancare all’appello ACI e la Polizia di Stato, che ha in agenda una serie di incontri organizzati su tutto il territorio nazionale per sensibilizzare sul tema e diffondere l’educazione stradale. Il 23 novembre a Roma, ad esempio, di fronte a un pubblico di 1.300 studenti, si è tenuta una conferenza con la partecipazione anche di familiari di vittime di incidenti stradali invitati a raccontare le proprie esperienze.
“Questi incontri con le nuove generazioni di utenti della strada e futuri conducenti di veicoli – è stato commentato in una nota – sono sempre un’occasione di crescita e servono a non perdere di vista l’obiettivo ambizioso di portare a zero il numero delle vittime da incidenti stradali”. Simili ”pillole” di legalità e di sicurezza stradale, erogate anche tramite incontri programmati con gli studenti nelle scuole, sono molto importanti per sensibilizzare le persone e soprattutto i giovani, anche al di fuori della Giornata mondiale delle vittime della strada, perché appunto solo nel 2022 i morti sono stati 3.159.
Tra l’altro, distrazione e velocità continuano a rappresentare la principale causa di morte per i giovani nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni.
Nel 2023
Abbiamo visto che dalle stime ACI-Istat nei primi sei mesi dell’anno corrente le vittime sono diminuite rispetto allo stesso periodo relativo al 2022, sia sulle autostrade che sulle strade extraurbane che in quelle urbane. Ci sono comunque stati ogni giorno 437 incidenti, con 7,6 morti e 588 feriti. In Italia, il 94% delle collisioni è provocato dall’eccesso di velocità.
Però è diminuito, anche se di poco, il numero degli infortuni stradali, 52.433 contro i 52.465 dell’anno scorso. Ed anche il dato relativo a chi utilizza le biciclette come metodo di spostamento è tutto sommato positivo, con una mortalità dei ciclisti che prosegue il trend positivo di calo, continuando a diminuire (-33% negli ultimi dieci anni, -50% negli ultimi venti) a fronte di una importante crescita della mobilità ciclistica, in linea anche con la rinnovata sensibilità per le tematiche legate all’ecologia.
Dati della Polizia di Stato
Bisogna anche segnalare che dai dati raccolti tramite i relativi controlli effettuati dai funzionari della Polizia di Stato emergono molti pericoli stradali tuttora rilevanti per i giovani. I giovani sono una categoria molto esposta e “fragile”, intrinsecamente, per una certa tendenza al sentirsi invincibili e per la propensione a sfidarsi, oltrepassare i propri limiti e i limiti imposti dalla legge, comportamenti che a volte sono incentivati anche da logiche di gruppo per cui vi è l’influenza dei coetanei a pesare più dell’autorità.
Imprudenza e distrazione sono tra i responsabili dei sinistri che vedono coinvolti i giovani, assieme all’assunzione di sostanze non compatibili con la guida, dato che però riguarda ovviamente anche i conducenti meno giovani: ad esempio, sempre stando ai dati raccolti attraverso i controlli, in un solo mese (ottobre), su 44.771 persone identificate e 24.350 veicoli fermati, i conducenti risultati positivi all’alcol test sono stati 1.461, pari a circa il 6% delle persone controllate, mentre i conducenti trovati in stato di alterazione per assunzione di stupefacenti (sempre in un mese) durante 109 servizi effettuati con l’ausilio dei Sanitari della Polizia di Stato sono stati 90, cioè quasi il 15% dei controllati.
Obiettivi per il futuro
Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale hanno le idee chiare per il decennio 2021-2030: in previsione vi è il dimezzamento del numero di vittime e di feriti gravi entro il 2030, rispetto all’anno “spartiacque” fissato al 2019. È vero, nel primo semestre del 2023 si è registrato un calo delle vittime, ma il dato sembra essersi già smentito nella seconda metà dell’anno. Dobbiamo aspettare il 2024 per le stime complessive, e nel frattempo non abbassare la guardia. Il percorso verso il raggiungimento degli obiettivi per la sicurezza stradale presenta ancora molti ostacoli, ma tutti possiamo dare una mano, rispettando il Codice della strada, non mettendoci alla guida se non siamo in condizioni, ed esercitando sempre il massimo della responsabilità ed attenzione verso il prossimo e verso noi stessi.
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Cosa faresti per diffondere l’educazione stradale? Come sensibilizzare i conducenti a non sottovalutare il rischio stradale? Scrivicelo nei COMMENTI. Alla prossima!
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